Sincero sino alla brutalità, battagliero, dotato d’eccezionale senso dell’umorismo, intuitivo al punto da riconoscere il talento a colpo d’occhio, nella penombra di una sala prove così come nella quotidianità di una classe, Mario Porcile, fondatore e direttore del Festival Internazionale del Balletto di Nervi, è stato un faro per centinaia di artisti internazionali.
Étoile del calibro di Carla Fracci, Luciana Savigano, Ivette Chauviré, Rudolf Nureyev, Margot Fonteyn, Ekaterina Maximova, Vladimir Vassiliev e coreografi del calibro di Maurice Béjart, Roland Petit, Antonio Gades, Louis Falco, Alwin Nikolais e Alvin Ailey hanno danzato sui palcoscenici Cecchetti e Taglioni immersi del parco genovese di Nervi, un luogo magico dove a volte capitava che il fischio del treno in lontananza si confondesse con la musica di Schiaccianoci. Impresario, direttore artistico, talent scout, Porcile si è spento pochi giorni fa a 92 anni a seguito di un ictus.
“E’ volato via un Maestro. E’ volato via un grande angelo del balletto, un uomo intelligente, importante e generosissimo”, ha commentato Carla Fracci, lanciata giovanissima dal Festival nel famoso pas de quatre di Anton Dolin. “Un uomo schietto ma capace di far sentire ogni artista accolto e apprezzato. Conservo per sempre nel cuore tutte le partecipazioni al Festival”, ricorda Luciana Svignano.
Il Festival era un’atmosfera, un mondo: un luogo in cui si poteva veder crescere un’idea di perfezione artistica. Porcile lo aveva creato a partire dall’esperienza dell’Accademia di danza classica di Genova, in cui si formarono anche Paolo Bortoluzzi e Vittorio Biagi, fondata nel 1953 insieme al ballerino scaligero Ugo dell’Ara.
Una scommessa vincente se pensiamo anche solo al programma della prima edizione, curata da Pocile e Dell’Ara nel 1955: Balletto Internazionale di Zagabria, compagnia Alicia Markova, American Dance Theatre, Grand Ballet del Marchese De Cuevas e Balletto Imperiale di Tokio Kabuki con orchestra giapponese.
Di quella prima grande manifestazione italiana dedicata alla danza, vetrina mondiale di talenti, ora rimane solo la memoria di chi ha avuto la fortuna di assistervi. Porcile ne è stato direttore artistico fino al 1982 e poi fino al ‘96 ad edizioni alterne. Nel ‘75-’76 è stato anche organizzatore dello stage di danza della Biennale di Venezia e dal 1978 organizzatore dello Stage Internazionale del Festival del Balletto di Nervi con i più grandi maestri del panorama mondiale, affiancando anche l’attività di coordinatore del ballo per enti quali Arena di Verona, Teatro Regio di Torino, La Fenice di Venezia, San Carlo di Napoli.
Nel 2004, l’ultima edizione del Festival - trasferitosi a partire dal 2000 al Teatro Carlo Felice, vede ancora il grande maestro ultraottantenne alla direzione artistica di un Gala con la presenza di Roberto Bolle. “Ricordo la determinazione e la speranza di Mario Porcile nel rilanciare la danza e il Festival di Nervi – commentava lo stesso Bolle pochi mesi fa - Purtroppo il suo tentativo non è riuscito. Un vero peccato. Tutta la mia stima a Mario Porcile che ha sempre combattuto come un leone per valorizzare la danza e con essa un piccolo gioiello culturale del nostro Paese”.
Una passione, quella per la danza, che per Mario Porcile era un fuoco che non si spegne mai. Impegnato a creare progetti cercando sponsor e istituzioni sino alla fine dei suoi giorni, la famiglia lo avrebbe voluto avvocato. Ma lui aveva preferito, dopo la laurea in legge, mettere tanta sapienza in un cassetto e dedicarsi in maniera assoluta e totale al teatro.
Molti i riconoscimenti: Prix Diaghilev dell’Università Sorbona di Parigi; “Commandeur dans l’ordre des arts et des lettres”, alta onorificenza assegnata dal ministro della cultura francese; Premio Positano; Medaglia d’oro della critica internazionale al Festival di Nervi; Grifo d’argento della città di Genova; Laurea Honoris Causa in Scienze dello Spettacolo all’Università di Genova.
Ma il vero riconoscimento, diceva in vecchiaia, sarebbe la rinascita del festival, se non quel festival un nuovo festival che ne possa accogliere l’eredità.
A noi piace ricordarlo attraverso i suoi stessi ricordi: mentre ride e scherza insieme ai suoi tanti amici artisti nelle giornate di sole, mentre Vassiliev e Maximova fanno un tuffo in piscina sulla passeggiata nerviese, Lido e Lidova fotografano le ballerine del Bolshoi sulla scogliera, Margot Fonteyn mangia la pizza e gli sorride.